I VOLTI DI PASOLINI

i dadi aleatori delle cicladi fino alla Casa del Veniero guardando Heronimus e l’altare veneto di Venere, dice il Poeta: sbircia di un bel silenzio assai contenta... quale abside da Santo Spirito alla Salute del Tempio di Colonna, fino a Santa Sofia dell’imperatore Manuele, quale lingua eikwn annota ex cathedra gli Heronimi.

Filmando dice PPP, stringo un patto con te Pound, ora è tempo di abbattere la nuova foresta, fosti tu ad abbattere la nuova foresta? Fosti tu ad intagliare il legno? .

Itinerario della rivista Ancora (1976) dedicata a Cavalcanti, alla forcola poundiana di Dorso Duro, alle Mille e una Notte sui terrazzi d’oblio e di lacrime irrevocabili, albe vetrate policrome della sorellina sposa sempre abbandonata.

A lume spento arrivò il difficile traduttore il cui stile parlato balbettava frammenti di canto, Ripostes o ancor meglio la lince e il melograno il cui mare non è più chiaro nell’azzurro dice Pasolini ritraendo segni a Dorso Duro, quasi tavola del silenzio e colonna di Brancusi i cui Cantos pisani, quali formiche, ritmano il tempo, musa e curiosità contro i novissimi o scrittori al neon invisibili, per Pound o Pasolini che concordano di vivere nel pozzo, troppo tardi, troppo tardi ti ho conosciuto Tristesse, dice poi la pica rigonfia di Pasolini, metà nero, metà bianco, che non distingue un’ala da una coda, inventando realmente Elisio, dove non si può esitare

Dalla tauride ifigenia veneta alla troiana crimea, passando dal giudizio di Buonarroti sul film di Paolo a Damasco... fluisce il Bosforo tra il Sultano e il Doge, farse el casna, il vetraio futurista e la lampada di moschea di F. T. Marinetti, dalla tauride alla Tartaria della Siberia, Buonarroti al suo turbante dice: ch’anzi morte caparri eterna vita, Paolo di Tarso aggiunge ai Beneficia Christi, il Cardinal Polus, Ragusa in Dalmazia, San Paolo ad Orvieto, molte epistole dai Beneficia Christi della marchesa Vittoria Colonna al turbante del poco giorno in ombra (disegno) di Buonarroti, al giudizio Shams, Damasco, Sole, Elios, Paolo: Surat Furkan, disse il poeta nel 1936 invocando la Roma veneta bizantina, poi Fiume, che ripete: LA GLORIA MI SOMIGLIA, i cipressi di Mamalus, la folla e la sua testa gettata, LA GLORIA MI SOMIGLIA lungo garrire di cromatismi e vessilli fiumani ininterrotti come Fiume al tempo, un fiume di bandiere e di vessilli

Disse Ante nel 1951, Siberia, ovvero IL MARCIAPIEDE: il marciapiede era ancora il miglior rappresentante delle vecchie tradizioni russe, era la prima volta nella mia vita che mi capitava di vedere un marciapiede in legno, ma in quale stato... le tavole sommesse dei suoi marciapiedi... su quel marciapiede ricoperto di polvere secolare pareami di essere frustato da venti di lontani oceani... noi non abbiamo più bisogno dei padroni perché possiamo essere dei padroni anche noi, russi, cinesi, indiani, orientali... i segreti delle serrature e dei catenacci non erano del tutto sconosciuti

Il grande amico futurista di F. T. Marinetti, Maiakowsky, scrive ora una epistola monumento agli operai di Kursk, il sottomarino Kursk che astralmente si inabissa con Putin: vola tu stesso nei cieli scrive Maiakowsky in un’epistola a Marinetti, nel 1925, come nel 2000, per il monumento agli operai di Kursk, un anniversario di Puskin e tante conferenze su LEF in tutta la Russia, il sottomarino astrale vaga nella parola in libertà dell’Accademia d’Italia che dice: l’esercito italiano, poesia armata, tornando dal Don, Marinetti evoca la poesia armata il cui esercito in italiano reitera l’epistola di Petrarca:

un fiume cromatico sul vessillo del lontano Don il cui romanzo inedito e inaudito di Marinetti chiama Don Napoli ossia un idolo del motore sottomarino la cui elica altro non è che l’esercito nell’oceano cromatico

Filmando a Tehran gli aerei che partono per il cielo a farsi sbalestrare e la cui poesia armata, MAHDI, va a far benedire ogni istante il cielo dei baci armati e silenziosi, quasi fulmine che andando e filmando il cielo portano il fiume del Don, la Medersa dell’Ayatollah Golpaigani a Qumm mentre i coranisti seduti nella grande sala ascoltano l’eterno Platone iranico leggere, commentare, ringraziare la visita del poeta, che interroga la Surat Qamar, i cui moti lunari sono dettati dalla mano profetica di Fatima, e questo sbalestrare al cielo su aerei i cui motori sono fulmini celesti, appare su terrazze di ascesi e di abisso come scritto su vetro dell’ultima rapsodia pasoliniana che dice sul lago di Garda: Dio! Dio! Deus invicto! Una rapsodia serafica la cui sera infuocata porta la nuova eterna lingua d’Ytalia, ascetica, eremitica, poetica, ovvero romana e armata, una Minerva fulminea troiana, la cui lamella di rame invoca la Surat Raad e quella Erroum, sulla tomba di Platone a Konia, nella grotta di Medea in Cappadocia, Iconium di Paolo di Tarso che rotea sulla cupola del vetraio futurista, a smalto blu turchese, cantato da Marinetti nel suo romanzo LE CROMOLITOGRAFIE DELL’ATEISMO (1943), Venezianella, alla bottiglia del moto unico e continuità dello spazio che si trova nell’edizione inedita inaudita dogmatica e analogica di Boccioni, edita da Marinetti nel 1914, Dinamismo plastico:

qui si aprirà il fiume filmando l’usignolo cromatico di Pasolini il cui dinamismo platonico sintetico sale o scende, rifulge di giovinezza, autoambulanze, farfalle, non faccio commenti!

L’aquilone che corre a colpetti d’ala, autoambulante, che cosa ti è successo?

Un nulla, una foglia sperduta, una foglia di Dodona, un lontano grugnito e i Pisan cantos il cui canto degli uccelli in gabbia tra violini e tristezza, ritraggono la pica rigonfia della giovinezza in ambulanza e l’autoambulanza del deus invicto .

TESTO ORIGINALE E ALLEGORIE DEL SEMINARIO SU PASOLINI A PIACENZA MUSEO POESIA
IMMAGINI FILMANDO PASOLINI