Leonardo Clerici
[14]Lazlo Moholy-Nagy, Von Matertal zu Architektur, Langen Verlag, Monaco 1929. Opera che eleva la visione della materia tipografica a fantastnata tramite la statica dell’occhio fotografico. Il piano di “Kunst” da lui perseguito è quello di pervenire al “das Buch” che mantenga tutta l’espressione (teorico- grammaticale e letterale) delle esperienze precedenti ridotte a semplici cifre (cfr. Vision in Motion, P. Theobald, Chicago 1947; e SybilMoholy-Nagy,Experiment in Totality,Harper,New York 1950).
Un esempio didattico lo troviamo all’apertura di Von Materia’: “Das Buch macht nicht enspruch darauf”. Definizione dogmatica in cui lo sforzo del potere ortografico (espressione orto-fotografica dell’Ausdruck) non può superare l’evento costituito stabilmente nel delinearsi intenzionale e fantasmatico. Moholy-Nagy darà una chiara impronta di questa teoresi totale nell’impaginazione successiva delle edizioni tipografiche del Bauhaus: egli concepiva la fusione tipografica come stato dogmatico dell’espressione.
Moholy-Nagy cadrà in errore dogmatico nella stabilizzazione, oggi da rivedere e analizzare, del testo di Kazimir Malevich, Die Gegenstandslose Welt, Langen Verlag, Monaco 1927. Il suprematismo letto in Germania è statico nel senso “ideale” del termine. In Russia e in Italia, il futurismo si attua, nella virtù di colui che è in grado di compiere il gesto.
D’altra parte per restare sullo stesso terreno virtuale non sarà inopportuno ricordare il poeta Gottfried Benn che proprio nell’anacoresi proveniente dall’Ausdruckswelt, unico olimpo concesso, stile della Lontananza (der Ferne), resistenza e sostentamento dell’Hora (ciò che Marinetti evocherà fino alla fine “Durare”), stabilisce un Io lirico nella forma di un nobile “militarismo”, noto ai più nella cosiddetta “forma aristocratica dell’emigrazione”, forma che Benn prospetta di continuo, prima e dopo la seconda guerra mondiale, a Berlino, in ‘stanche linee” ritrovate in verso come “rampicante vite che esplode” (Ranken spriihen)..