Leonardo Clerici
[18]Crudo progredire del progresso ed essenza del deserto tornano in modo salmodiante e lungimirante nelle pagine di Guerra sola igiene del mondo e nell’opera di Marinetti, nato in Egitto: “Ma è dall’Estremo Oriente che ci giunge il più chiaro, il più violento dei simboli futuristi. Nel Giappone... carbone d’ossa umane... fabbriche di polvere lavorano alla produzione di una nuova sostanza esplosiva... scheletri d’eroi che non tarderanno ad esser pestati nei mortai dai loro figliuoli, dai loro parenti e dai loro concittadini, e brutalmente vomitati dalle artiglierie laggiù... cresceranno anche, sempre più Ie materie esplosive...”.
Desidero analizzare brevemente, sotto il tropo del “désert”, la profonda familiarità tra Jarry e Marinetti, attraverso l’interpretazione adeguata di una lettera pubblicata su “Poesia” (nn. 9-12 del 1907). La lettera è di Jarry chiamato in causa dalla pubblicazione della satira di Marinetti “Le Roi Bombance”. Jarry, l’animatore della pochade “Ubu Roi” ricorda a Marinetti la loro formazione e incontro al “Mercure de France” ed evoca implicitamente la fatidica data 1892 che rivelò un’intera generazione (cfr. Alfred Jarry, Albert Samain, cit.). Jarry, in modo sibillino, stile iperallusivo ed essenziale delle sue epistole, chiama in causa I’”influence”. Egli patisce l’influenza e la contagia, febbre dovuta a quella dissezione testuale e memoriale che fonde in un martirio di itinerario esistenziale la sua vita che sempre più coincide con l’epica della copia dell’unico sujet: la Dragonne. Questa opera inachevée e mai “finita” è dunque la causa della sua malattia. La Bretagna, suo paese araldico è evocata come luogo della salute, aderendo a quello che la sorella Charlotte Jarry scriverà di Jarry postumo: martire degli ancestres in un’epoca di professioni liberali e di carriera militare resa fatale in una mappa che da Laval a Sant’Anna alla festa dell’Angevine, torna sempre a Parigi ed alla sua personificazione neutra e scolastica, Ubu Roi. Nel riferirsi a questa influenza, Jarry separa chiaramente il quadro in due aspetti: problema editoriale, difficoltà di pubblicare i suoi “titoli” (Ubu Roi, Papesse Jeanne) e stato generale del sujet della “Dragonne”, essenza degli ancestres e velocità della sua grande “copiatura” e riscrittura di Rabelais. Jarry dedica a Marinetti, per l’influenza editoriale, due volumetti del Thedtre Mirlitonesque (editore Sansot, il primo editore di Marinetti): “Ubu sur la butte”, “Ubu par la taille”, e in questo sigla la sua militanza in lode dell’esplosività “Bombante” dell’eroe anti-mufle di Marinetti. Jarry dedica familiarmente a Marinetti, attribuendole alla sua sorella “araldica” C. J. Kernec’h de Coutouly de Dorset, due poemetti dal titolo enigmatico “Au Désert” e “Bouquet de nuit” (pubblicati da Marinetti su “Poesia”, III, 5-8). Nei due poemetti è stilizzato il destino letterario di Marinetti, cosa che Marinetti accetta di buon grado impaginando i due testi accanto alla pagina con un testo che porta il titolo di “FATUM”. Questi i versi che noi riferiamo e interpretiamo in seno allo stoicismo del deserto caratteristico dell’impeto di Marinetti, del futurismo e del suo distacco irrevocabile, antintellettuale, dalla convenzione letteraria, ampiamente bruciata da Jarry, preparatore di quel terreno deserto che possiamo osservare tra l’altro in Valéry col Monsieur Teste inachevé nel Mon Faust, o nel tratto futurista di Malevich, Klebnikov, Kulbin e Burliuk, in Russia..
Questi i versi in “Au Désert”: “Homme, quel que tu sois: opulent, misérable; Prends garde à l’ennemi qui sommeille au désert! Prends garde dans la nuit à l’abime entr’ouvert! Il faut que tu sois l’arbre à la puissance écorce, Ou le rocher; mais dans tes yeux j’ai vu ta force!” questi i versi nel “Bouquet de nuir”: “Le marroniers, éventail réplié qu’un reflet agrafe... Dans les arbres un oiseau jacasse longtemps comme un claquement de bec; long discours d’une mère radoteuse à des enfants insoumis, ou grondement d’un màle en guerre en face d’un ennemi caché dans les feuilles... Au baIcon... ou fines tétes de serpents penchées vers la rue”.
Marinetti pubblica su “Poesia” (11-12, 1908-1909) “Oeuvres Posthumes Inédites d’Alfred Jarry (Poesia’ vieni d’acquérir le droit exclusif de publzer les oeuvres inédites de l’auleur d”Ubu rot’ yui parai- troni successivementr. Sullo stesso numero, Marinetti pubblica il Carme di Angoscia e di Speranza di Lucini, devolvendo il ricavo della vendita del Carme di Lucrai per i superstiti “del grande disastro nazionale” {terremoto di Messina). E numero seguente di Poesia, si inaugura con “Fondation etMani. feste du Futurisme”. Tra l’essenza coriacea di colui che “Prends garde à Fermerai qui sommelle au désert” e il soffio “agrafe” di un meccanico “claquement de bec”, discorso lungo e materno alla selva dell’”Objet aimé”, Jarry designa il prodigio di una generazione veramente fraterna. (Il rapporto interno e sottile tra Jarrv e Marinetti, esteso alla poetica di Pound, Mallarmé, fino ad una attivazione di pura essenza testuale intorno ai versi di Cavalcanti e Dante, fu ampiamente dimostrato dalla rivista di poesia “ANCORA” nei due numeri usciti l’anno 1976 a Roma).