Arti liberali e diritto dell’individuo in F. T.Marinetti

Attitudini politiche invirtù della fiducia chiara che la psiche fenomenologizza e ascende temeraria alla sua libertà di corpo risuscitato, solo tramite la mimesi delle tecniche e della disciplina.

Marinetti, che diede anima all’ardito durante la fase interventista, affermava nel suo libello: “fui però rattristato dal vedere un ‘ardito furente d’odio’ slanciarsi con anima carabinieresca contro un cittadino che gridava: viva l’anarchia, temerariamente come un ardito... È. questione di una qualità eminentemente futurista dell’intelligenza avere l’elasticità: ossia difendere il proprio diritto e moderare l’abuso del diritto intorno a sé”. L’istinto cavalleresco di Marinetti lo porta anche al “mépris della femme”. La laguna di Venezia è paragonata ilarmente al destinato dominio del “gran lago italiano”, il Mare Adriatico, riscatto di una femme da uno stato di inutilità datogli dal sistema corrotto e parlamentare. Egli vede così la possibilità di una peggiore corruzione con l’allargamento del voto alle donne. Marinetti supera il problema “femme” evocando l’ilare sogno di poter creare, un giorno, un “nostro” figlio meccanico, frutto di pura volontà. Nell’ilarità della provocazione Marinetti costantemente ci riporta ad una visione taumaturgica della temporalità e dell’immaginazione. La volontà è luogo di definizione del diritto a divenire ed essere “donna”. Riforgiare questa volontà significa gettare nella temporalità del nuovo demo (futurista) il presentimento di una femminilità superiore. Se le arti liberali coincidono col danger di questo presentimento assoluto, Marinetti intravede e volontarizza la femme, facendone un modello e considerandola in modo simile ai poeti e filosofi averroisti, trobadori del Cristo, nelle corti dei signori provenzali. Non è questa la sede per argomentare sugli aspetti fondamentali e densi dí una teoria d’amore che fu sempre violentemente perseguitata, sfigurata, ingiuriata e accuratamente nascosta nei secoli. La sapiente religione della Madonna, luogo più alto e sacro di una filosofia fenomenologica, mirò alla grande riunione della donna nella sua tecnica demiurgica (formula scritturale e tecnica demiurgica), combattuta e stroncata attraverso gli ordini predicatori in veste pseudoaristotelica. Probabilmente non a caso, semblables simbolisti come Valéry e Musil, cercarono rifugio nello studio diffuso delle scienze matematiche e meccaniche (da Poincaré a Heisemberg). Il verbo simbolista e mallarmiano intravide confermata una fase di quell’operazione filosofica realizzata molto innanzi dalla sapienza medica dell’aristotelismo averroista arabo, ora portata a noi attraverso

l’esperimento, la scienza della relatività, il principio quantistico di indeterminazione.

II futurismo di Marinetti volle penetrare le facoltà di astrazione e sintesi al fine di esprimere e di essere nel dominio delle formule rivelate da rendere in un nuovo stile vulgate. L’epoca dell’irradiazione della materia, che ancora persiste, Marinetti la definì nell’elettricità che cura precipitosamente il germogliare”. Nella natura metereologica e donna di un cielo che cade elettrico per illuminare la terra, si assiste al soprassalto macabro e meccanico della marionetta di legno, mimesi di un ingegno prodigiosamente “inventore” e americano, contemporaneo di Marinetti, Thomas Alva Edison. Armonizzare questa atmosfera prevedeva perciò rendere il corpo “libera fantasia” (tattilismo) nel tritolo osseo[18]

degli ancestres. Il suprematismo teologico di Malevitch perverrà alla “punta della matita”, resa pari all’eleganza delle formule degli scienziati più armonici e potenti dell’epoca. Rendere democratica la Scienza, non divulgarla, era la “modernità” del futurismo. In questo nesso, cosmopolita e religioso, tutta una generazione cercò di “mediare” spengendosi ed alienandosi definitivamente con la satanizzazione della seconda guerra mondiale.[19]